Episodio 1 - Affrontare la Medusa
La versione per iscritto della prima puntata di Perseus - Libri e Argomenti, completa di bibliografia
Benvenute e benvenuti a “Perseus – Libri e Argomenti”.
Per la prima puntata assoluta del podcast parlerò del senso dello stesso e di qualcosa di personale. Sarà una puntata diversa da quelle che ascolterete d’ora in poi. Vi invito a visitare il sito andreaufieri.substack.com – con una sola a in mezzo - per sostenere questo progetto e contattarmi. Troverete anche una bibliografia relativa all’episodio.
L’idea di questo progetto nasce dalla necessità di contribuire a fornire elementi e anticorpi per una riflessione in un mondo in fiamme. Uscendo fuori dai canali odierni della semplificazione e del tifo. La progettazione ha avuto tempi lunghi sotto varie idee e forme, si è avviata nei giorni in cui si parlava un po’ troppo del generale Vannacci e del suo mondo al contrario. Non so quanto tempo ancora ce l’avremo intorno, questo personaggio, ma l’eccessiva polarizzazione seguita al suo libro mi ha fatto molto pensare. Espressi nel modo in cui li ha espressi, i pensieri del militare potevano tranquillamente essere ignorati. Ma al di là della spinta politica, resta l’idea sociale.
Cosa ce ne facciamo di una censura applicata a tutto lo scibile umano? Come si può crescere senza polemos, senza dibattito? Non si tratta di perdere tempo per contrastare le argomentazioni fasulle lanciate come bombe a grappolo dalla strategia trumpiana. Si tratta piuttosto di compiere uno sforzo: dinanzi alla paura, al nuovo, al diverso, all’altro, la reazione della gerontocratica Italia è quella della conservazione. E facendo tutto questo mi piace rimanere a un livello che definirei pop. “La bella canzone di una volta”, cantavano gli Elio e le Storie Tese, alludendo satiricamente a un tempo in cui le donne erano serve e prostitute. Un mondo molto vicino alle sicurezze che cerca Vannacci, ma anche un mondo che Pasolini esaltava parlando di emancipazione senza globalizzazione.
Che cosa ne viene fuori? Che Pasolini sessant’anni fa diceva cose molto più moderne dell’anacronistico fautore del mondo al contrario. Qualche libreria legittimamente ha voluto far sapere che sarebbe stato meglio non chiedere quel libro nel proprio locale. Una decisione che non condivido.
Bisogna scomodare Karl Popper e il paradosso della società della tolleranza nella “Società aperta e i suoi nemici”: "Se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l'attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi”, scriveva il filosofo austriaco naturalizzato britannico.
Che però diceva anche un’altra cosa. "Ogni qualvolta una teoria ti sembra essere l'unica possibile, prendilo come un segno che non hai capito né la teoria né il problema che si intendeva risolvere". Un po’ per adulazione, un po’ per assonanza, io a Vanacci preferisco Fulminacci, il cantante, che in pochi versi, nella canzone “Un fatto tuo personale”, ha detto cose molto più intelligenti della metà dei presunti ideologi attuali:
Togliamo il male da quel piedistallo
Non evitare mai di nominarlo
E se ti basta un codice morale
Diamogli una spolverata
È un po' vecchiotto e poi
Somiglia troppo al codice della strada
Qual è il senso del discorso? Il dialogo. O quanto meno il ragionamento. Non sconfiggeremo i Vannacci odierni tentando di nasconderli sotto il tappeto. La rabbia monta sempre se non si guardano in faccia tanto i problemi quanto le proprie incoerenze. Un messaggio che porta con sé un’idea di giustizia sociale, di fermezza, sì, ma soprattutto di pace.
Quanto poco si è scritto della Lettera contro la guerra di Tiziano Terzani che riportava l’episodio di san Francesco e il sultano e quanto invece si è continuato a strombazzare la solita decadente Oriana Fallaci della Rabbia e l’orgoglio, di fronte all’attacco di Hamas contro Israele, per esempio. Non è appeasement. È una voglia fortissima di stare un metro fuori dalla disumanità. Ahivoglia a farsi riempire le orecchie di Realpolitik contro l’utopia pacifista. E certo, perché gli ultimi 24 anni di storia del mondo non vi sono proprio serviti, no? Noi, come il trovatore Arnaldo, continuiamo a raccogliere il vento.
Da questo semplice pensiero, l’idea di un ritorno all’origine. Al mito, l’archetipo. L’eroe Perseo deve fronteggiare Medusa, e se per sconfiggerla deve evitare di guardarla direttamente, non può certo ignorarla. La paura va comunque fronteggiata, qualunque essa sia. Ricordate la tolleranza di Popper? Certo, la figura di Medusa nel tempo ha avuto letture e stratificazioni che ne hanno minato la granitica separazione tra il bianco di Perseo e il nero della Gorgone. È proprio il senso dell’umano che è grigio.
L’unica cosa che ho apprezzato della mia breve esperienza al Liceo Classico è stato il momento in cui la nostra docente smetteva di interpretare il ruolo dell’Arpia per vestire i panni dell’aeda. Tenendo conto che molti compagni di scuola avrebbero poi preso parte alla classe dirigente, avrei preferito si dedicasse più tempo ad ascoltare storie che a fare altro.
Vediamo comunque se è possibile ritornare a vestire i panni del cantore con il fuoco e il tamburo.
Scolpendo per sempre l’immaginario orrorifico occidentale, Virgilio nel Libro Sesto dell’Eneide ci regala un ritratto della collocazione delle Gorgoni, nel corso del viaggio dell’eroe negli Inferi. Qui la canonica traduzione cinquecentesca di Annibal Caro reperibile su internet.
Libro VI
Nel mezzo erge le braccia annose al cielo
un olmo opaco e grande, ove si dice
che s'annidano i Sogni, e ch'ogni fronda
v'ha la sua vana imago e 'l suo fantasma.
Molte, oltre a ciò, vi son di varie fere
mostruose apparenze. In su le porte
i biformi Centauri, e le biformi
due Scille: Brïarèo di cento doppi;
la Chimera di tre, che con tre bocche
il fuoco avventa: il gran serpe di Lerna
con sette teste; e con tre corpi umani
Erilo e Gerïone; e con Medusa
le Górgoni sorelle; e l'empie Arpie,
che son vergini insieme, augelli e cagne.
Il Libro Nono della Guerra Civile di Lucano riporta l’episodio in una traduzione del primo Novecento. Lucano a sua volta traduceva Ovidio.
La vergine Pàllade portò aiuto al fratello volante, pretendendo in cambio la testa del mostro: ai confini della terra libica impose a Pèrseo di volgersi in direzione del sorgere del sole e di volare a ritroso sui dominî della Gòrgone; gli fece imbracciare, a sinistra, uno scudo rifulgente di bronzo dorato, nel quale lo esortò ad osservare Medusa, che trasformava tutto in pietra.
Il sonno riuscirebbe a trascinarla, con la morte, al riposo eterno, ma esso non la pervade mai del tutto: gran parte della chioma vigila e serpenti, protendendosi dai capelli, sono a guardia della testa, mentre gli altri le pendono sul viso e sullo sguardo ottenebrato. La stessa Pàllade guidò Pèrseo terrorizzato e indirizzò la roncola cillenia, che tremava nella destra dell'eroe, che si era girato, e mozzò alla radice l'enorme collo pieno di serpenti. Che espressione nel volto della Gòrgone, che aveva avuto il capo troncato dal colpo inferto dal ferro ricurvo! Quanto veleno fuoriusciva dalla sua bocca e quanta morte dovevano provocare i suoi occhi! Neanche Pàllade era in grado di sostenerne la vista ed essi avrebbero reso di pietra il volto di Pèrseo, per quanto girato all'indietro, se la Tritònia non avesse sparso quella fitta chioma e non avesse ricoperto il viso del mostro con i serpenti. In tal modo l'alato Pèrseo, afferrato il capo della Gòrgone, fuggì nel cielo.
Il Libro Quarto delle Metamorfosi di Ovidio racconta l’episodio dell’uccisione di Medusa, nella traduzione cinquecentesca di Giovanni Andrea Dell’Anguillara, che rende verbalmente potentissimo l’ultimo passaggio.
Del sangue, che dal collo tronco sparse
Medusa, in un momento fu formato,
E innanzi a Perseo ben guarnito apparse
Fuor d’ogni fede un gran cavallo alato.
Perseo montovvi, e subito disparse,
Che veder volle il mondo in ogni lato.
Si drizza contra il Sole, e non s’arresta,
Tenendo in man la mostruosa testa.
Nella versione originale, Ovidio sottolinea il fatto che Atena sia costretta a sorreggere l’uomo, paralizzato dal terrore, per aiutarlo a compiere il gesto eroico.
Per i greci, le Gorgoni rappresentavano tutte le perversioni che minavano la società e andavano dunque punite: Euriale la corruzione sessuale, Steno la corruzione morale e sociale e Medusa la perversione intellettuale e spirituale. Ella era la più brava e la più bella sacerdotessa di Atena, dea della Ragione, ed era stata sedotta dall’impetuoso Poseidone proprio nel tempio della dea.
Il dio delle acque compiva così la sua vendetta su Atena, che si era guadagnata a sue spese l’idolatria della più bella città greca, cui la dea aveva donato il prezioso albero d’ulivo. E venne ricambiata con l’intestazione della città al suo nome: Atene di Atena.
Scoperto l’atto profanatorio, non potendosi rivalere sul dio del mare, Atena punisce orribilmente la sua sacerdotessa. Che è costretta a fuggire e vivere di stenti tra le rovine, orrenda in volto, con i serpenti al posto dei capelli e il potere di trasformare in statue di pietra tutti coloro che un tempo avrebbe sedotto con il solo sguardo. Ogni giorno di più perdeva la sua umanità fino a godere della sua stessa perversione.
Fu Perseo a ricevere il compito di ammazzare l'orrida creatura. Ma per stanarla dovette obbligare le Graie a farsi dire dove si nascondevano tutte e tre le Gorgoni, ottenendo anche doni sublimi. Col prezioso aiuto di Atena, prese uno scudo lucente come uno specchio, e con quello di Ermes un falcetto.
Il racconto di Medusa è come una montagna russa tra le posizioni scientifiche e le epoche storiche, cui si sono dedicati numerosi studi. C’è l’interpretazione di Freud. Per il celebre psicoanalista, la testa decollata di Medusa rappresenta il complesso d’evirazione. Ad avvalorare questa tesi c'è anche l'interpretazione secondo la quale il falcetto che Perseo usa per decollare Medusa potesse essere lo stesso che Zeus impiegò per evirare il padre Crono. Nel suo saggio La testa della Medusa, Freud sostiene che la testa decapitata della gorgone è una rappresentazione della vagina, del complesso di evirazione, ma anche, e soprattutto, la raffigurazione del “dongiovannismo”, tema caro alla psicologia analitica e alla psicoanalisi, sfociante spesso nell'onnipresente narcisismo.
Studi più recenti, a partire dalla fine degli anni Sessanta e della rivoluzione culturale, sono arrivati a decostruire una natura che va e viene. Un po' come uno specchio che fa vedere la verità nuda e cruda quando ci si guarda dentro. Medusa rappresenterebbe anche il potere femminile e di come l'invidia possa scatenare tutte le guerre per stroncarlo. Qualcuno pone la diffusione di questo mito come il momento di passaggio dalla cultura della società matriarcale a quella patriarcale, complice anche la relazione di Perseo con la devota Andromeda. La bellezza e le arti seduttrici delle donne sono diventate pericolose e quindi da evitare, altrimenti si rischia l'autodistruzione.
Nell'antichità, le Gorgoni indossavano le loro maschere per tenere gli uomini lontani dai loro misteri riservati alle donne e persino per lenire la loro lussuria insaziabile.
La vittoria di Perseo rappresenta la fine del potere femminile e il passaggio del testimone ai maschi. Il mito di Medusa è stato interpretato in molti modi diversi nel corso dei secoli, ma il filo conduttore è sempre stato il pericolo e la bellezza delle donne, simbolo allo stesso tempo di repulsione e di fascinazione. Interessante anche il fatto che sia una dea, Atena, a innescare tutto.
Le origini delle Gorgoni risalgono alle radici della mitologia greca, quando queste creature mostruose abitavano le profondità marine. Steno, Euriale, e Medusa erano temute per la loro capacità di tramutare in pietra chiunque le guardasse negli occhi. Proprio per questo motivo, le effigi delle Gorgoni venivano utilizzate come protezione contro l'accesso a luoghi proibiti, come santuari o tombe. Una possibile ipotesi è che queste sorelle mostruose siano l'evoluzione di un antico culto cretese o neolitico. La Gorgone, in questo senso, rappresenterebbe un simbolo della magia e del mistero connesse ai riti pagani della fertilità e della morte.
Innumerevoli sono le sfaccettature di un mito la cui origine si perde nella notte dei tempi. Ma più di tutte è la mia interpretazione preferita che voglio citare in chiusura. Proprio come il sogno virgiliano, o un occultamento freudiano, è riemersa dopo un breve scambio di messaggi con la collega Rosarianna Romano: la lettura dell’episodio che ne fa Italo Calvino nelle sue Lezioni americane.
Il fatto che proprio questa interpretazione chiuda il podcast è un po’ un segno, proprio nell’anno calviniano e per un prodotto che ha scelto il mito di Perseo per parlare di cultura. Nel segno del dialogo e della Leggerezza. La prima lezione di Calvino, se avesse potuto partecipare a quell’invito negli Usa e la morte non l’avesse colto prima, sarebbe stata dedicata proprio alla dicotomia leggerezza-peso.
Che visione sublime quella della testa della Medusa che ha ancora il suo micidiale potere dopo la morte, ma che non ha effetto contro il suo giustiziere, che ha imparato a usare il giusto sguardo. E ancora, quale lezione sublime quella che dal sangue della gorgone scaturiscano le gorgonie, i delicatissimi coralli e soprattutto, dal sangue che lava via dalle sue mani l’affaticato Perseo, debba nascere Pegaso. Il mitologico Cavallo Alato rappresenta l’essenza poetica e da un suo colpo di zoccoli dal Monte Eliconia, ci ricorda Calvino, scaturisce la fonte cui si abbeverano tutte le Muse.
Dal peso della pietra alla leggerezza alata della poesia. Dall’oscurità cui la ragione confina la propria perversione, alla forza vitale e luminosa che si scatena dal suo impiego domato dalla Grazia.
“La mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio”, esordisce Calvino. Less is more direbbero oggi quelli bravi. E poco più in là lo scrittore cita ancora Ovidio e le Metamorfosi sul mito di Medusa: “Ovidio ha dei versi che mi paiono straordinari per spiegare quanta delicatezza d'animo sia necessaria per essere un Perseo, vincitore di mostri: ‘Perché la ruvida sabbia non sciupi la testa anguicrinita, egli rende soffice il terreno con uno strato di foglie, vi stende sopra dei ramoscelli nati sott'acqua e vi depone la testa di Medusa a faccia in giù’”.
A Italo Calvino e a Perseo, eroe della leggerezza.
Ogni puntata riporterà dei consigli di lettura. Nel mare magnum di libri citati e correlati che troverete sul mio sito, in un elenco peraltro non esaustivo, i quattro che voglio mettere in primo piano eccoli qua. Cliccandoci su potete acquistarli direttamente.
Le lezioni americane di Italo Calvino – Mondadori 2022
I miti greci di Robert Graves – Einaudi 1992
Le metamorfosi di Ovidio, nella splendida e coraggiosa traduzione di Guido Paduano per Einaudi 2022.
Lettere contro la guerra - Tiziano Terzani
Finisce qui la prima puntata di Perseus – Libri e Argomenti. Visitate andreaufieri.substack.com per sostenere questo progetto e contattarmi.
Oltre alla già citata Rosarianna Romano, giornalista, ringrazio anche il docente di Storia e Filosofia, Sergio Solombrino.
Alla prossima!